Toponomastica, purtroppo. Ma non solo

Ago. 06 2013

Dobbiamo occuparci di temi come la toponomastica, vecchi, stantii, odiosi e poco utili alla convivenza e alleproblematichedella gente, ma per quanto poco involgiati, non possiamo sottrarci. La gente soffre di altri problemi, ma non si può nemmeno lasicar correre. Ho lanciato l'allarme sul fatto che quella materia rientra in quelle di eswclusiva competenza del consiglio provinciale. L'ho fatto nella mia qualità di presidente perchè ritengo che le preogative del consiglio vadano tutelate. Odio le furberie dimostrate spesso in questa terra, secondo le quali quando conviene si sputa in faccia allo Stato, e il giorno dopo lo si strumentalizza con curiose quanto innaturali alleanze politiche. Il risultarto è lampante: le regole non sono scritte per tutti, ma solo per alcuni. Il Consiglio è sovrano in provincia, ma se al suo interno sorgono intoppi fastidiosi meglio definiti "opposizione", allora ci si rivolge a quello stesso Stato sino al giorno prima vituperato per saltare completamente la discussione in Consiglio, per sottrarre il confronto all'interno del Consiglio. Meglio trattare con i vari Fitto, Delrio e compagnia, che sicuramente dei nostri problemi ne sanno molto più di noi. Bravi. La questione quindi non si esaurisce unicamente nella materia "toponomastica", ma coinvolge proprio i rapporti tra i vari livelli istituzionali. Vi è stata una completa delegittimazione

 

del ruolo istituzionale del Consiglio, a discapito dei rapporti unicamente politici tra la maggiornza locale e il PD.

Di seguito il comunicato inviato.

Vezzali: La toponomastica è di competenza del Consiglio provinciale

Il presidente Vezzali esprime il suo rammarico per la mancata disponibilità del premier Letta ad incontrarlo. A norma dello Statuto, la toponomastica dev’essere discussa nel Consiglio provinciale, e da tutte le forze politiche, non solo tra Governo e Giunta provinciale.

Esprimo rammarico per la mancata disponibilità, per motivi di tempo, del Presidente Letta ad incontrami nella mia veste istituzionale di Presidente del Consiglio Provinciale. Era mia intenzione capire per quale ragione la questione toponomastica, sino ad oggi incontestabilmente di competenza esclusiva del Consiglio Provinciale a norma dello Statuto di Autonomia, sia oggetto di trattative da parte esclusivamente dell’organo esecutivo provinciale e, a quanto risulta, di un partito. Per di più con il consenso del Governo nazionale. Rammarica ancor di più se si pensa che proprio la discussione e l’approvazione in Consiglio – e non nelle sedi di partito - della legge provinciale poi impugnata davanti alla Corte Costituzionale, conferma come la materia dovesse – come in effetti è stato - essere oggetto di discussione e confronto da parte di tutte le forze politiche presenti nel massimo organo provinciale e non solo di quelle presenti in Giunta. Lamento inoltre che se la strada intrapresa, di cui si ha notizia in questi giorni a mezzo di organi di stampa, sia quella della norma di attuazione nella Commissione dei sei, si verifica per l’ennesima volta l’esproprio e la delegittimazione della funzione legislativa cui il Consiglio è Costituzionalmente preposto, oltre che di tutte le forze politiche ivi presenti. Ritengo deprecabile l’utilizzo dello Statuto di Autonomia come carta fondamentale di questo delicato territorio a cui richiamarsi quando conviene, e quando non conviene più fare finta che i suoi dettami siano superabili con semplice norma di attuazione che, per sua natura, dovrebbe essere una semplice integrazione dello Statuto esistente, e non invece superarlo o reinventarlo unilateralmente a seconda della convenienza del momento.